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Web-serie o serie tv?

Il mio lavoro mi porta a interrogarmi spesso su quali sono i modelli di business connessi al video online e alla net tv.
Se Internet sta cambiando la televisione per sempre, la televisione può aiutare internet a diventare qualcosa di più di un trampolino di lancio o di un luogo di sperimentazione per giovani videomakers indipendenti? Torno su questo punto dopo aver letto un articolo intitolato “Web TV is a hit. So where’s the big money?“.
L’autore fa una ricognizione delle produzioni in Internet e dei numeri incredibili che sono riuscite a realizzare con budget davvero ridotti, concentrandosi in particolare sul contenuto televisivo per antonomasia: le serie.
Break a leg, una sitcom sul making of di una serie tv a San Francisco, per esempio, ha avuto un’audience di 1,5 milioni di utenti al mese, realizzando 9 episodi, girati con diverse camere, 10 attori, molte locations, alcune in esterne: il tutto ad un costo di soli 500 $ ciascuno (un episodio di una Tv tradizionale costa in genere intorno ai 2 milioni, secondo NewTeeVee). I.Channel, a mio parere una delle sperimentazioni più interessanti del panorama web, ha raggiunto numeri notevoli: 40 episodi, 2 stagioni, e un’audience ormai affezionata (più di 8,000 sottoscrizioni al canale YouTube). The Burg, The Guild, We Need Girlfriends, sono altri esempi di contenuti ormai di culto per l’audience web…. ma sono anche una fonte di guadagno per i creatori?
Gli autori di Break a leg hanno una partnership con YouTube, hanno vinto un contest lanciato da Metacafe, e Holiday Inn Express ha acquistato un pre-roll ad su alcune delle loro puntate; ciononostante hanno guadagnato 2,500 $ in due anni. The Burg ha ricevuto la sponsorizzazione di Motorola per 9 episodi, sufficienti solo a coprire i costi di produzione (per altro pagando gli attori un prezzo fisso); una volta pagate e spese non sono stati in grado di produrre altri episodi. Il guadagno per loro, dall’ideazione alla messa online, è stato di 500 $ a testa. Oggi sono alla ricerca di un nuovo sponsor: il goal è raggiungere le 200,000 views…. (a tutti i bloggers: passate parola!)
Qual è il problema? Il vero nodo sta nell’assenza di certezza per gli investitori. Il modello di business della net tv, l’ho detto più volte in questo blog (sto diventando noisosa?!), è la pubblicità: che siano sponsorizzazioni, pre o post roll, adv contestuale, gli utenti non sono disposti a pagare per un contenuto che hanno sempre avuto gratuitamente. Gli inserzionisti però non sono ancora arrivati a considerare il web, e in particolare le webserie, come una voce sicura per il loro media-planning: secondo l’autore dell’articolo “Since a show like Break a Leg can be watched on MySpace, YouTube, Breakaleg.tv, etc., ideally an advertiser would buy ads to show on all sites. But since sites use different metrics to measure viewing, there are no ad-pricing guidelines. And big advertisers are holding onto their pocketbooks and waiting”.
E così, in attesa che le views diventino un parametro affidabile e interoperabile, la cosa migliore che possa capitare ad una webserie è di finire in Tv: gli autori di LonelyGirl15 hanno firmato un accordo con CBS; Funnyordie.com ha chiuso un accordo con HBO per produrre 10 blocchi da mezz’ora, la ABC sta promuovendo “In the matherhood“.
Mentre continuiamo a leggere più che rosee proiezioni sul futuro del video online (uno studio di ABI research parla addirittura di 1 miliardo di utenti), i segnali continuano ad essere contrastanti: il web riuscirà a trasfomarsi in un medium a tutti gli effetti, capace di autonomia anche dal punto finanziario? O sarà piuttosto un mercato di contenuti a basso costo per la vechia TV? James L. McQuivey, Vice President e analista alla Forrester Research, si chiede: “Will this new visual language morph back into the established language of television? What is the long-term role of these short-form shows?”. Me lo chiedo anch’io… intanto mi godo i miei show preferiti… rigorosamente online!

luglio 11, 2008 at 2:10 PM 3 commenti


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